Tutte le mascotte nella storia degli Europei

By Matteo Baldini

Ogni manifestazione sportiva, comprese ovviamente quelle calcistiche con il loro enorme seguito, rappresenta l'occasione per promuovere e raccontare un territorio (o più realtà diverse, nel caso delle manifestazioni itineranti) anche attraverso strumenti diversi da quello connesso direttamente allo sport e al campo.

La musica può essere ad esempio un veicolo ideale per trasmettere valori o raccontare storie, lo si vede a cadenza quadriennale con inni e canzoni ufficialmente legate a Mondiali ed Europei, ma tra gli aspetti più folkloristici e curiosi merita spazio quello legato alle mascotte ufficiali: gli Europei non fanno eccezione e dal 1980, proprio con l'edizione disputata in Italia, si accompagnano a personaggi più o meno identificabili, a figure immaginarie che dovrebbero rappresentare (con risultati evidentemente alterni) il volto e lo spirito di quella competizione.

Vediamo, all'alba di Euro 2024, tutte le mascotte scelte nella storia degli Europei, ciascuna con la propria storia ed annesse curiosità, da Pinocchio (1980) fino ad Albart (per gli Europei in corso in Germania).

1. Italia 1980 - Pinocchio

Personaggi più o meno riconoscibili, si diceva, e nel caso della prima mascotte nella storia degli Europei il criterio della riconoscibilità non veniva certo meno. La manifestazione continentale seguì l'esempio di Mondiali e Olimpiadi, dotandosi dunque di una mascotte ufficiale. Nel 1979, al momento della presentazione, si temeva che questioni di diritti impedissero alla mascotte di avere il proprio nome - Pinocchio appunto - ma la situazione si risolse e il burattino di Collodi (riportato in auge a più riprese sia sul grande che sul piccolo schermo) ritrovò subito il proprio nome, anche in questa sua nuova connotazione calcistica (con naso bianco, rosso e verde e con Europa 80 sul berretto).

2. Francia 1984 - Peno

Il connubio tra la Francia e le mascotte ufficiali degli Europei iniziò col piede giusto: i transalpini di Platini vinsero infatti l'edizione disputata in casa (come accadde del resto anche 14 anni dopo, ai Mondiali) e possono dunque conservare il miglior ricordo possibile del galletto Peno; un nome che sta a indicare il calcio di rigore (penalty) definito in modo colloquiale. Se nel caso dell'Italia si andò a ripescare un simbolo della cultura popolare, come Pinocchio, nel caso della Francia si utilizzò un emblema storicamente caratterizzante come il gallo. Una scelta di totale connotazione storico-culturale, dunque, senza gli slanci di fantasia che emergeranno poi nei decenni successivi.

3. Germania Ovest 1988 - Berni

La felice combinazione con la mascotte ufficiale vista in Francia, condita dal successo della Nazione ospitante nel 1984, non si verificò quattro anni dopo in Germania Ovest. I tedeschi si fermarono infatti in semifinale contro l'Olanda e a vincere quell'edizione degli Europei furono proprio gli Orange di Gullit e Van Basten. Il simbolo di Euro 1988 era il coniglio Berni, chiamato così in onore della città di Berna. Il motivo? Da un lato in quanto sede della UEFA del tempo e, dall'altro, per ricordare i Mondiali vinti, proprio nella città svizzera, dalla Germania Ovest nel 1954. Una citazione che però, come detto, non portò fortuna fino in fondo alla squadra guidata da Beckenbauer.

4. Svezia 1992 - Berni

Si faceva cenno alla necessità di trovare connotati peculiari radicati in un dato territorio ma, pensando alla combo 1988-1992, assistiamo a un curioso (e unico) caso di replica. Una scelta che avrebbe dovuto sancire una qualche linea di continuità tra le varie edizioni: il coniglio Berni sarebbe dovuto diventare il simbolo degli Europei a prescindere dal Paese ospitante, cambiando di fatto solo la maglia. Una soluzione che, però, rimase valida solo per quell'Europeo. L'edizione 1982 trovò comunque il modo di entrare nella storia, regalando un clamoroso successo alla Danimarca e sancendo così una delle sorprese sportive più iconiche di sempre.

5. Inghilterra 1996 - Goaliath

L'idea appena descritta di riproporre a oltranza la stessa mascotte, il coniglio Berni, si scontrò con un richiamo opposto: quello nuovamente identitario (come nel caso del galletto francese) e del leone scelto dall'Inghilterra per gli Europei del 1996. Il nome della mascotte si basava su un gioco di parole Goaliath (anziché Goliath), andando dunque ad unire la parola "goal" col gigante biblico. L'auspicio inglese, puntando sul leone come nel 1966, era quello di replicare anche le sorti della competizione: un desiderio rimasto deluso, considerata l'eliminazione in semifinale degli uomini di Venables. Quell'edizione degli Europei andò alla Germania di Bierhoff, Klinsmann e Sammer.

6. Olanda/Belgio 2000 - Benelucky

Benelucky | Ben Radford/GettyImages

La prima edizione "condivisa" tra due diverse Nazioni, senza dunque un solo Paese ospitante, doveva necessariamente passare da una soluzione ibrida anche per la mascotte. Benelucky andò proprio a intercettare questa necessità di unire Olanda e Belgio sia nel nome che a livello simbolico, unendo dunque il leone e il diavolo, simboli delle due Nazioni che ospitarono l'Europeo del 2000. Il "lucky" presente nel nome non si riflettè sulle sorti di Belgio e Olanda, in un'edizione particolarmente sfortunata anche per l'Italia (sconfitta in finale dalla Francia, col sadico golden goal di Trezeguet).

7. Portogallo 2004 - Kinas

Kinas | AFP/Getty Images/GettyImages

Edizione passata alla storia per la vittoria della Grecia, epilogo contrario a ogni logico pronostico della vigilia, per quanto riguarda la mascotte si ricorse a un "energico e sorridente ragazzino" (citando il sito ufficiale UEFA) chiamato Kinas (da Quinas, appellativo dello stemma portoghese). Una mascotte che non può chiaramente evocare ricordi positivi nei portoghesi che andarono a un passo dal successo, dopo aver eliminato Inghilterra e Olanda, e che vennero disillusi dalla Grecia di Rehhagel.

8. Austria/Svizzera 2008 - Trix e Flix

Trix e Flix | Bryn Lennon/GettyImages

Ospitare gli Europei non si tradusse in esiti fortunati sul campo per Austria e Svizzera, Nazioni che condivisero l'organizzazione del torneo - vinto dalla Spagna - ma che si trovarono fuori dai giochi già ai gironi. In questo caso non si optò per una mascotte ibrida (come nel caso del 2000 e di Benelucky) ma per i due gemelli Trix e Fliz, caratterizzati dal bianco e dal rosso dei due Paesi ospitanti e ideati per rappresentare - spiega la UEFA - "la gioia di giocare a calcio". I due furono protagonisti anche di un videoclip di Shaggy realizzato in occasione di Euro 2008.

9. Polonia/Ucraina 2012 - Slavek e Slavko

Slavek e Slavko | Laurence Griffiths/GettyImages

Altra edizione degli Europei organizzata da due Paesi e altra mascotte doppia, anche in questo caso i due personaggi scelti - Slavek e Slavko \- erano di fatto l'uno la replica dell'altro, cambiando soltanto a livello cromatico (coi colori delle due Nazioni) e non distinguendosi per altri dettagli. L'ispirazione era chiaramente alle due mascotte dell'edizione precedente: ancora due gemelli e ancora due nomi pressoché identici. Anche in questo caso le due mascotte furono protagoniste di un videoclip in cui giocavano sulle note di una versione remix di Endless Summer (inno di quell'edizione).

10. Francia 2016 - Super Victor

Super Victor | LOIC VENANCE/GettyImages

Situazione per certi versi speculare a quella di Euro 2004: Nazione ospitante che arriva in finale con tutti i favori del pronostico ed epilogo a sorpresa (con protagonista altrettanto inatteso). Il Portogallo, nella prima edizione a 24 squadre, ebbe la meglio sulla Francia in finale, grazia a un gol di Eder: a niente servì dunque la mascotte francese dotata di superpoteri,Super Victor non portò fortuna ai Bleus così come fece il galletto Peno nel 1984.

11. Euro 2020 - Skillzy

Skillzy | Lee Smith - Pool/GettyImages

La prima edizione itinerante degli Europei, a fronte di diverse edizioni organizzate congiuntamente da due Paesi, richiedeva una scelta diversa a livello di mascotte: non si poteva ovviamente ricorrere a riferimenti simbolici o culturali a una delle Nazioni ospitanti e la scelta ricadde su Skillzy, virtuoso freestyler chiamato a girare l'Europa per mostrare a tutti il proprio talento. Una mascotte che l'Italia, vittoriosa a Wembley nel 2021 (dato il rinvio di un anno della competizione), può senz'altro ricordare con piacere.

12. Germania 2024 - Albart

Albart | Pau Barrena/GettyImages

Eccoci al presente e a Euro 2024, in Germania. Si torna a un'edizione organizzata da un solo Paese ospitante e si torna dopo 24 anni a un pupazzo - Albart \- che non rappresenta bambini o ragazzi ma che s'ispira a un animale, in questo caso l'orso. Un orsacchiotto che, al di là del legame simbolico tra l'orso e la città di Berlino, presenta anche un intento educativo: quello di invogliare i più giovani a svolgere attività fisica e vivere il calcio come occasione di crescita ed educazione.

L'articolo originale è stato pubblicato da 90min.com/IT come Tutte le mascotte nella storia degli Europei.