Cosa ci dicono le voci di mercato sul modulo della Fiorentina di Palladino?

By Matteo Baldini

Le voci di mercato possono rappresentare, senza un'effettiva traduzione in affari, indizi o appigli di riferimento per capire la squadra che verrà? Possono, senz'altro, se si chiarisce subito l'intento del tutto speculativo del discorso, la volontà insomma di restare nel campo delle suggestioni e - al massimo - dei principi di base su cui una formazione si fonderà. Nel caso della Fiorentina è evidente che il dubbio principale riguardi il modulo che Raffaele Palladino, sostituto di Italiano, sceglierà di adottare in modo prevalente (ferma restando la versatilità dimostrata nella sua seconda stagione al Monza).

Indizi, tra modulo e mercato

Il passaggio al4-2-3-1 avvenuto nell'ultima stagione, da febbraio in poi (con qualche sporadico ritorno alle origini), aveva indotto a pensare che tale inedita identità tattica di Palladino potesse incrociare un desiderio di continuità da parte dei viola, proseguendo sul solco tracciato da Italiano a quel punto, con esigenze a livello di rosa affini a quelle dell'allenatore che ha caratterizzato l'ultimo triennio gigliato. Esistono però tracce, certo non prove concrete ma perlomeno indizi, che spostano profondamente il discorso e che - da un lato - ci spingono a immaginare una Fiorentina più duttile e camaleontica, inducendoci d'altro canto a proiettarsi su un contesto tattico di partenza più affine al 3-4-2-1 che non al 4-2-3-1.

AC Monza v SS Lazio - Serie A TIM | Marco Luzzani/GettyImages

Palladino, valutando i profili accostati con insistenza alla Fiorentina a metà campo e sulla trequarti, andrebbe dunque a recuperare la nota base gasperiniana \- quella sempre sfruttata a Monza fino a febbraio - per plasmare la sua Fiorentina in modo decisamente inedito rispetto agli ultimi anni. Un tema portante del discorso, quello che potrebbe definire come il grande assentenelle suggestioni di mercato, è quello degli esterni d'attacco: un leitmotiv della Fiorentina di Italiano era quello della necessità di avere una batteria più che mai fornita e complementare di esterni offensivi, da utilizzare da ali pure, da esterni a piede invertito o, come accadeva con Saponara, come fantasisti pronti a partire da posizione defilata per accentrarsi. Uno scenario divenuto col tempo familiare, nelle cose di mercato dei viola, che appare adesso sullo sfondo e lascia spazio ad altri nomi, ad altre esigenze.

Più trequartisti e meno esterni

Ma non finisce qui: anche a metà campo i profili accostati ai viola si allontano dal tormentone sul regista, sul direttore d'orchestra, e avvicinano a elementi più duttili, di maggiore gamba e atletismo, non solo dediti alla costruzione ma più dinamici e completi (un po' come accadeva a Monza, considerando i due interni utilizzati da Palladino). Pensando al reparto avanzato è evidente che profili come quelli di Zaniolo, Gaetano e Oristanio lascino immaginare una Fiorentina senza esterni offensivi puri, con Nico Gonzalez più dentro al campo e con uno dei suddetti profili a supportare la punta, lasciando che le corsie siano un dominio quasi esclusivo di Biraghi/Parisi da una parte e Dodò/Kayode dall'altra.

Zaniolo | Copa/GettyImages

Anche la conferma di un profilo come Barak, lontano attualmente dalle prospettive di mercato e in odore di permanenza dopo le voci di gennaio, può essere letta in quel senso: elementi duttili e ideali per trovare spazio sulla trequarti, riservando meno attenzione alla profondità della rosa sulle fasce. Non solo, dunque, la Fiorentina non andrebbe a caccia di un quinto esterno ma lascerebbe anche partire chi è già in rosa, con riferimento specifico a Ikoné e potenzialmente anche a Kouamé, trovandosi dunque solo con Nico Gonzalez e Sottil (più responsabilizzato che mai) come profili adatti al 4-2-3-1, che a quel punto diventerebbe più una soluzione estemporanea a partita in corso - o in base alle defezioni - che non una base di partenza.

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